HUMUS & POEMS

 

La poesia suona e le parole cantano.

Il ritmo dei versi prende forma musicale

e si mescola al timbro degli strumenti.

 

 poems Imapunchball 

 

IN MY CRAFT: riascoltando le registrazioni delle trasmissioni radiofoniche condotte da Dylan Thomas si percepiscono tra le sue parole suoni molto definiti, come se quasi cantasse.
Ho sviluppato questo canto tra gli accordi di un delicato rock in stile newyorkese.

Una similitudine: “AMURI E BRORU RI CICIRI”,
il testo e la  voce, in dialetto di Modica, sono del magnifico chef–poeta Carmelo Chiaramonte, racconta  la Sicilia della terra da coltivare che avvicina sacro e profano mescolandosi alle sonorità di un Mediterraneo profondo come quello del Magreb.

I'M A PUNCHBALL è il grido disperato e provocatorio degli ultimi, dei diseredati che si prestano al gioco perverso dello sfruttamento, con la fierezza di chi non ha più niente da perdere

 
 
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In My Craft

 

INMYCRAFT

HUMUS MUSIC PROJECT

 

HUMUS MUSIC PROJECT

 

Un concerto che attraversa gli stili,

evoca immagini, racconta, fotografa

...è musica in viaggio costante.”

 

 

 

 

 project fiori

BALLA L'OUVERTURE, brano d’apertura. La chitarra, il basso acustico e le percussioni si mescolano a loops elettronici creati in tempo reale.
L'ambientazione musicale ricorda il mondo degli strumenti a corda africani e il loro intreccio ritmico.

BANDERAS AMARILLAS è una bouleria, danza flamenca, reinterpretata al di fuori del linguaggio tradizionale, lo strumento solista è il basso elettrico.

UN VENTO DA SUD, il suono dell'udu, percussione in terracotta e un giro armonico di chitarra che si sviluppa in circolo tra ritmi irregolari, sonorità latine e scale modali. "Soffio inquieto/ iridescente rame/un vento da sud".

IL QUESTIONARIO DI CAMILLE CLAUDEL è un brano strumentale dedicato alla scultrice francese, alla sua opera, alle risposte sorprendenti e dissacranti che Claudel scriveva, rispondendo ad un questionario molto di moda nella Francia dell'epoca.

 
 

 

 

 

Balla l'Ouverture

Banderas Amarillas

 

 
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Riccardo"humus...

perché nella mia musica c’è il suono che ho raccolto lungo la via

come fosse il frutto di una terra matura e fertile."

 Professione?” “Musicista!” Questo è quello che ho sempre risposto alla fatidica domanda, in realtà ancor prima che la cosa accadesse realmente, cioè quando nel 1991 iniziò la mia collaborazione con il cantautore genovese Max Manfredi e mi iscrissi al Collocamento per lo Spettacolo con il titolo di “chitarrista orchestrale”.
Furono tre anni bellissimi! Ero partito, come si direbbe nello sport, in serie A: la band era eccezionale, i concerti in luoghi splendidi e Max era ed è, un grandissimo. Di questo si accorse Fabrizio De André che comunicando il suo desiderio di partecipazione, venne a cantare nel disco al quale stavamo lavorando (“Max”, 1994).
Nel frattempo molti tra i mie amici musicisti, perfezionavano la loro tecnica strumentale frequentando corsi di specializzazione negli USA, in genere alla Berklee di Boston. Sinceramente ero molto attratto da una simile esperienza ma, altrettanto sinceramente, non mi tornavano tutti i conti...intendo, non solo quelli economici. Sentivo che anche in altre zone del mondo si potevano fare incontri importanti e crescere nella musica. Così andai in Africa. In Tanzania, presso la missione di Baba Luciano, lavoravo di giorno come aiutante manovale e la sera suonavo con un gruppo di musicisti sudafricani, tutti ragazzi scappati dal regime di apartheid, in quel periodo ancora maledettamente presente.

Quello che ho appreso sui suoni dell’Africa mi sarebbe stato utile molto tempo dopo, quando mi trovai a fare dei concerti con il cantante senegalese Badara Seck e Mauro Pagani (Firenze, 2007-08), o sul palco del “Festival au desert” a duettare con gli eccezionali Vieux Farka Toure e Cheick Tidiane Seck (Firenze 2010).klez

Non ho mai fatto distinzione di genere, in musica, l'esperienza mi ha insegnato ad ascoltare tutto senza pregiudizi e a riconoscere qualità e falle all'interno di ogni linguaggio. Tra l'altro il confine stilistico è spesso labile, le divisioni sono utili per catalogare, raccogliere, studiare, ma la realtà è un'altra e si basa sulle mescolanze che la vita propone e la storia impone.

Nel 1994, a casa del fotografo e sassofonista dilettante Adriano Mordenti, potevi incontrare musicisti provenienti da tutto il mondo, dischi in vinile e cd di ogni sorta, spartiti introvabili e rare trascrizioni. Tra questi si distinguevano fotocopie e fogli di musica klezmer, genere di provenienza ebraica ancora sconosciuto nell'Italia di quegli anni. Fu allora che conobbi Gabriele Coen e fu così che il desiderio di suonare quella musica, di alimentarla e renderla nostra, portò alla nascita del gruppo Klezroym.I sentieri percorsi da questa banda mediterraneo-balcanica sono stati moltissimi e si dipanano ancora oggi. La produzione di quattro lavori discografici tra il 1998 e il 2005 ("Klezroym", "Scenì", "Yankele nel Ghetto","Venticinqueaprile-live in Fossoli") ha avuto riconoscimenti tra i più vari e desiderabili: il regista Emanuele Crialese sceglie la nostra musica per un suo film, negli Stati Uniti il giornalista Ari Davidoff ci propone come uno tra i dieci migliori gruppi klezmer del mondo, l'ebbrezza di veder crescere il proprio pubblico...e poi i concerti, in ogni regione d'Italia, Spagna, Belgio, Israele: primo gruppo italiano a suonare al Festival di Zfat.I nostri strumenti incrociano quelli della Kocani Orkestar, dei Brave Old World, la tromba di Frank London, il violino di Angelo Branduardi e molti altri musicisti di grande talento e peculiarità. "Yankele nel Ghetto" è un disco che racconta la vita all'interno del ghetto di Lodz, in Polonia, durante la II Guerra Mondiale. Il lavoro di "restauro" e ricomposizione dei Klezroym si basa sulla testimonianza registrata del canto di alcuni ex-deportati. La lingua è lo Yiddish, l'antico e affascinante dialetto ebraico dell'Europa dell' Est, a me ed Eva Coen spetta l'interpretazione vocale delle canzoni. Ci perdiamo in questo mondo di ironia e sofferenza, poesia e crudezza.Il passo verso un adattamento teatrale della storia è breve: i due attori Ascanio Celestini e Olek Mincer racconteranno le vicende parallele del ghetto di Roma e del ghetto di Lodz, affiancati dalla musica dal vivo del gruppo Klezroym, terzo "attore" in scena, in una lunga tournée dello spettacolo "Saccarina, cinque al soldo!" (2001-’02).

Humus romanescoQuando l'attore e regista lucano Ulderico Pesce mi chiese di suonare nel suo ultimo spettacolo, accettai con grande contentezza. Era un adattamento teatrale da testi di Rocco Scotellaro e Amelia Rosselli, dal libro omonimo "Contadini del Sud". Forte odore di Mediterraneo, straziante poesia, turbine di immagini...lo strumento che decisi di utilizzare: il bouzouki, quella specie di mandola greca, re del Sirtaki, dal timbro ancestrale di terra e d'acqua.Sviluppai con il sassofonista Pasquale Laino un'idea musicale più emotiva che razionale dove le nostre improvvisazioni si appendevano alle parole, al suono delle voci, al ritmo incalzante della recitazione. Sono grato a questo spettacolo perché mi ha fatto conoscere una terra magica: la Basilicata, e l'antica ospitalità dei Lucani. La tournée guadagnò altre mete e le nostre rappresentazioni, destinate alle comunità italiane all'estero, raggiunsero l'Argentina, l'Uruguay, l'Australia e poi Parigi, Roma e ancora l'Italia del Sud.

Marco PrestaNel 2007, tramite l'Associazione dei Teatri del Lazio, ho composto alcuni commenti musicali adatti alla lettura di racconti di autori contemporanei. Mi entusiasmarono Antonio Pasquale e Gaetano Savatteri. Quest'ultimo decise di interpretare il proprio testo: la voce profonda, una forte personalità e una totale assenza di sovrastrutture da "professionista della parola", insomma, un ottimo narratore! Poco tempo e lavoravamo insieme ad "Humus Romanesco - L'ombra del Gobbo", uno spettacolo prodotto dal Teatro di Roma, sulla vicenda di Giuseppe Albano, il giovane eroe/banditoantifascista più conosciuto come il Gobbo del Quarticciolo. Firmò la regia Pablo Dotta. Non ho mai capito come fosse possibile realizzare una rappresentazione teatrale in bianco e nero ma Pablo ci riuscì. Sarà stata la sua esperienza di regista cinematografico, di appassionato fotografo che si ostina a scattare ancora con la Leica a pellicola, ma la messa in scena de "L'ombra del Gobbo" apparve proprio così: come uno spettacolo di teatro/canzone sulla Roma periferica del dopoguerra...in bianco e nero.

La cosa più divertente, quando si condivide un palco con Marco Presta, è Marco Presta stesso. Certo, le battute e i motti, sapientemente scritti, rotolano via con leggera e pungente efficacia, ma in bocca ad un altro non sarebbero la stessa cosa. E' questo suo modo di buttartela lì come se foste insieme a parlare a cena che ti fa ridere ogni sera, anche se già conosci il testo e sei sul palco, esposto, e forse non dovresti troppo lasciarti andare.Ho partecipato come chitarrista e cantante a tre diversi spettacoli, dal 2006 al 2008: “Scorretto”, “Abbiamo due ore di vantaggio”, “L’ultimo italiano”. La satira, l’ironia, e uno speciale senso del ritmo nella rappresentazione sono anche frutto della penna e della regia di Fabio Toncelli. In realtà la collaborazione teatrale arrivò dopo le edizioni della trasmissione televisiva “Dove osano le quaglie”, in onda su Rai 3 (2003-2005). Autori: Dose, Presta e Toncelli, il pubblico rigorosamente in pigiama, il gruppo Klezroym che arrangiava canzoni famose, musicava sketches e balletti, una marea di ospiti ad interagire con noi. Ricordo con piacere, una versione della canzone “Il disertore” in duo con Luca Zingaretti, poi Silvio Orlando, Neri Marcoré ed altri.

Marcello MurruQuando si suona per accompagnare il canto di altri cambiano molte cose. Bisogna mettersi a completa disposizione e avere i riflessi molto veloci per sottolineare ogni pausa, ogni cambiamento.
Ho suonato la chitarra in tour con Nada e devo dire che pochi hanno una energia così contagiosa. Definirei Nada Malanima come una vera anima rock!

Con Mango ho lavorato in studio di registrazione per incidere alcune parti con strumenti a corda sudamericani: un charango e un cavaquinho, nel disco “Ti porto in Africa” del 2004.
Quando la canzone è quasi parlata, raccontata lentamente da una voce caldissima che si sofferma sul dettaglio, allora le possibilità di combinazione musicale aumentano, così è con Marcello Murru il cantautore con cui ho realizzato il lavoro discografico “La mia vita galleggia su un petalo di giglio” (2010). La produzione è passata sotto le mani sapienti di Marco Sabiu, per anni collaborazioni con artisti di fama internazionale, una mentalità aperta e le idee chiare, la capacità di mettere in risalto ogni singola personalità per un omogeneo suono d’insieme. Gli altri musicisti coinvolti, anche negli spettacoli dal vivo, sono il pianista Alessandro Gwis, e il bassista Luca Pirozzi.

Sidh mi ha invitato a far parte di due gruppi molto diversi tra loro per suono e per stile. Sidh è un cantante algerino che vive a Milano e la sua musica arriva tanto dal deserto quanto dai grossi centri urbani dell’Africa mediterranea. Il quartetto acustico ha il timbro ipnotico della danza e la musica si sviluppa attraverso piccoli anelli ritmici (Gnawa). Il gruppo elettrico segue le orme di chi, come Cheb Khaled, ha mescolato il rap alla canzone araba e francese (Rai). Molti concerti tra Italia e Spagna e due cd realizzati “Lila” e “Sultana” (2008-’09), il tutto accompagnato dall’energia vitale e sorridente di Sidh.

Ho collaborato a diverse produzioni cinematografiche, vestendo molti fra i possibili ruoli che un musicista può avere: la composizione delle musiche originali, la consulenza sul set, le sedute di registrazione della colonna sonora come strumentista o cantante.“Naana” di Danae Elon mi ha portato al Jerusalem Film Festival nel 1998, mentre i lungometraggi Pinocchio nero” di Angelo Loy e “Asekon’s Journey” di Alessandro Sermoneta rappresentano il mio incontro con Amref, l’associazione internazionale di medici per l’Africa. Il rapporto che hanno questi tre “artigiani della pellicola” con l’immagine, la composizione dell’inquadratura e il racconto, è al di fuori di ogni stereotipo e come autore delle musiche ho vissuto un’esperienza di gratificazione. Gli argomenti trattati riguardano anche, per chi li vuole cogliere, una crescita umana e culturale.Nell’ultimo film di Sergio Castellitto “Venuta al mondo”, ho preparato l’attore americano Emil Hirsch ad una scena da chitarrista. La vita sul set, con i suoi tempi concitati, poi rilassati e d’attesa, favorisce la mia curiosità e osservo, affascinato, le indicazioni del direttore della fotografia o le espressioni stampate sulle facce dei macchinisti. Ho apprezzato la direzione di Castellitto: riflessi pronti e carisma.Un compositore di lunga esperienza tra cinema e televisione è Pivio, per lui ho cantato nella colonna sonora del film “Per sempre” con Giancarlo Giannini e Francesca Neri (2003).im a punchball

Sapevate che Mozart era in grado di improvvisare sui vari strumenti di sua competenza, inventando in tempo reale della grande musica? O che Beethoven avesse arrangiato moltissimi canti irlandesi e scozzesi, per trio e voci, da presentare nei salotti anche a scopo di brindisi?...praticamente musica leggera dell’epoca!Intorno a queste domande ed altre nuove intuizioni il musicologo e compositore Giovanni Bietti, forma l’ensemble Open Trios, un gruppo modulare (dal duo al settetto) che dal 1995, affronta un repertorio colto attraverso la rielaborazione della forma e l’improvvisazione. Mi son trovato così a suonareintorno alle grandi melodie di Bartok e di Schubert, agli antichi modi del canto gregoriano. Come luoghi per le nostre performance, nulla di più consono che l’annuale festival “MiTo” tra Milano e Torino, o il Parco della Musica di Roma con le sue sale d’ascolto adatte ad ogni tipo di rappresentazione.

L’Auditorium Parco della Musica di Roma ospita anche un museo di strumenti musicali, il Musa.Il contratto stipulato con l’Accademia di Santa Cecilia prevede che tenga delle lezioni/concerto ai ragazzi delle scuole in visita all’Auditorium. Argomento: la chitarra moderna, luogo: il Musa, tra l’esposizione di viole, violoncelli e, dulcis in fundo, un violino Stradivari.

 



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